Salvata da un trapianto

Da BRESCIAOGGI
di MILENA MONETA

Anche uno che muore può essere fonte di vita.
È il caso di Mariateresa Menghini, quarantenne di Ghedi, che continua a vivere grazie ad un trapianto di fegato reso necessario perché affetto da una malattia rara, incurabile e progressiva: la cirrosi biliare primitiva.
Il suo “calvario” è iniziato cinque anni fa e si è manifestato con un leggero prurito, a cui, per un certo tempo non ha dato alcun peso. Soltanto dopo qualche me in seguito ad alcune analisi non del tutto regolari, il suo medico curante Angiolino Bonetti, collegando il prurito con le analisi “alterate”, le ha suggerito il ricovero presso l’Ospedale di Leno dalla Dott.ssa Costa, specializzata nelle malattie epatiche. E da qui sono passati 4 anni di cure varie, di frequenti controlli, di ospedalizzazioni diverse.
Mentre il male avanzava fino ad uno stadio molto grave, cosi da rendere urgente il trapianto.
Intanto le forze fisiche e psicologiche gradatamente diminuivano.
Soltanto per le premure del marito Sergio Vezzoli e della figlia Simona è riuscita a riguadagnare fiducia e ad accet­tare l’idea di sottoporsi all’intervento di trapianto. Fortunatamente, ancora in tempo, il 3 maggio di quest’anno ha affrontato il grande scoglio e fino ad oggi sembra sia andato tutto per il meglio.
L’augurio nostro, come associazione A.N.T.O., è che il suo sorriso, per mesi nascosto da una mascherina, a giorni torni a rasserenare tutti quanti la conoscono e le voglio­no bene.

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