TRAPIANTI: UN CUORE NUOVO DOPO QUELLO ARTIFICIALE, E’ IL PRIMO AL MONDO

(AGI) – Chieti, 18 ott. – E’ stato eseguito a Chieti un trapianto di cuore che, per la prima volta al mondo, e’ stato preceduto per tre mesi da un’assistenza meccanica mediante Jarvik 2000 sul ventricolo sinistro e di un sistema Levitronix sul ventricolo destro, entrambi pompe ad alimentazione elettrica. Read more »

Sanità: doppio trapianto di mani al San Gerardo di Monza

L’eccezionale intervento chirurgico compiuto su una donna di 52 anni

(ANSA) – MONZA, 14 OTT. - Un eccezionale intervento chirurgico è stato compiuto all’ospedale San Gerardo di Monza su una donna di 52 anni cui sono state trapiantate entrambe la mani. Read more »

Battiato, Dalla & co per la donazione di organi

Tanti artisti riuniti nel cd Ti amo anche se non so chi sei, dedicato ai trapianti. Guarda il video della canzone Com’è profondo il mare. Read more »

Umbria ai primi posti graduatoria nazionale donazione organi

Dal 40% di rifiuti registrato nel 2002 si è scesi al 16% attuale mentre la media nazionale delle opposizioni agli espianti è del 32%

“La Nazione” – Perugia, 10 ottobre 2010 – L’Umbria si mantiene ai primi posti della graduatoria nazionale per quanto riguarda la donazione di organi. Read more »

Ismett festeggia millesimo trapianto

A paziente con fibrosi cistica sostituiti polmoni danneggiati.

(ANSA) – PALERMO, 8 OTT – L’Istituto Mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione (Ismett) di Palermo festeggia oggi il millesimo trapianto. Read more »

LA FAMIGLIA ACCANTO AL MALATO

  Ci si può ammalare. Sì. Nel corso della vita può succedere anche questo. Se ne prende atto crescendo, vedendo quello che ci accade intorno, leggendo i giornali, ascoltando le notizie di cronaca o, più facilmente parlando con gli inquilini del palazzo: “…poverino, il signore del terzo piano è malato…così giovane….spiace davvero!”  Per fortuna a noi  non accade mai, stiamo tutti bene e la nostra famiglia vive serena e felice nel suo quotidiano. Un giorno però capita qualcosa. Qualcosa che fino a quel momento non avevamo considerato. Accade che uno di noi sta poco bene. Non sembra una cosa grave e di sicuro non lo diventerà perché  certe cose a noi non succedono. Forti di questa assoluta certezza si continua la vita di sempre, felici, uniti e attenti a quel componente della famiglia che sta poco bene. Il tempo passa e tra le mille altre cose della giornata,  ci accorgiamo che quel membro della nostra famiglia non sta semplicemente “poco bene”.  E’ qualcosa di più. Non  portiamo papà solamente dal dottore, non è più sufficiente e si va direttamente in ospedale. Ci rendiamo conto che  si stanno facendo largo nel nostro linguaggio, terminologie che non ci appartenevano fin poco tempo prima. Parole come  ascite, paracentesi, albumina… Guardiamo papà e iniziamo a vedere  uno sguardo che cambia,  un volto che cambia, un corpo che cambia, un odore che cambia, un carattere che cambia. Lo portiamo in ospedale e lo riportiamo a casa. Una, poi due, poi tre volte alla settimana. Qualcosa sta modificando il nostro quotidiano ma è come se ancora non ci fosse davvero consapevolezza di ciò che accade. Si chiama rifiuto.  Di colpo pensi che forse le tue certezze assolute non sono poi così assolute e temi improvvisamente che quel signore del terzo piano sia proprio tuo padre. Accade così che la malattia entra nella nostra casa, nella nostra famiglia, nella nostra vita. Trasforma chi ne è colpito ma in maniera trasversale colpisce  anche noi. Il tempo passa. Settimane, mesi e la malattia decide per noi. Decide che non si vive più sereni come prima. Decide che non se ne vuole andare facilmente e non basta più nemmeno l’ospedale della nostra città. Bisogna andare a Genova perché  a papà serve un trapianto di fegato. Trapianto?? A mio papà?? Ma mio papà non si può ammalare  perché   è mio papà.  E’ nella mia famiglia e nella mia famiglia queste cose non succedono…. Anche questo si chiama rifiuto. Così la famiglia si sdoppia. Papà sta in ospedale al S. Martino di Genova, mamma in una casa famiglia li vicino, noi qui a studiare e lavorare ma li si raggiunge nel fine settimana. Iniziano i viaggi in autostrada, i panini in autogril, i mal di testa, il pieno di benzina, il pedaggio, i soldi che se ne vanno troppo in fretta e sembra non bastino mai,  inizia a farsi strada il nervosismo, la rabbia, il pianto, lo sconforto, le incomprensioni, le domande, l’assenza di risposte, l’assenza di certezze, l’attesa e il senso d’impotenza. La malattia che può colpire una persona  non resta mai un evento isolato dal resto della famiglia. Chi aiuta me? Chi mi dice come affrontare tutto questo? Chi mi da coraggio per far si che io possa darne  poi a mio padre e a mia madre?

 

Dopo il trapianto mio padre,  quel signore del terzo piano, sta bene. La sua vita scorre densa di impegni, emozioni e soddisfazioni personali.

Noi, la sua famiglia, abbiamo dovuto affrontare un percorso trasversale  ma non disgiunto dal suo. Le difficoltà sono state infinite, grandi e l’unico supporto siamo stati noi. Noi per noi. Le strutture che seguono questi malati in attesa di una seconda possibilità di vita, dovrebbero sostenere psicologicamente anche le famiglie dei malati stessi. Non si può placare la sete se non si possiede acqua da poter distribuire e questi malati hanno sete di speranza. Non dimentichiamo che   l’ attesa è attesa per tutti così come  la speranza è speranza per tutti. Nelle giornate trascorse a Genova accanto a papà ho avuto modo di vedere e conoscere altri malati come lui e altre famiglie. I più, come noi, ospedalizzati in una città che non era la loro, gente giunta da ogni parte d’Italia. Si impara un po’ di genovese, si avverte  una cadenza nella pronuncia differente dalla propria, si vede  il mare e i gabbiani dalla finestra e  si sente sempre forte il rumore del vento. Tutto ricorda che si è lontani da casa. Se a questo si aggiunge l’impossibilità di alcune famiglie a restare unite, per i motivi più disparati,  la situazione che si viene a creare non aiuta di certo il malato. Ho visto diverse persone abbandonare le forze, rifiutare il cibo, aspettare per ore una telefonata o dire a mio papà “…tu sei fortunato perché i tuoi possono venire qui…” Restare accanto a un malato e poterlo seguire, dargli l’appoggio di cui necessita o semplicemente restare al suo fianco nella lunga attesa è un diritto di tutti i famigliari e tutti dovrebbero essere sostenuti e posti nella condizione di riuscirci  al meglio. Aiuterebbe i malati e consentirebbe alle famiglie di vivere questo cammino di sofferenza, dolore e speranza con una nuova forza aggregante, che unisce. Unione senza dubbio vincente nel ritorno alla vita.      

SALUTE/TRAPIANTI: APPELLO DEI NEFROLOGI, ‘DONATE PIU’ RENI’

(ASCA) – Roma, 7 ott – Liste di attesa troppo lunghe e organi insufficienti. E’ l’odissea per i pazienti con insufficienza renale per i quali lanciano un appello i nefrologi riuniti a Rimini per il 51* Congresso della Societa’ Italiana di Nefrologia (6-9 ottobre). Read more »

Bologna, 7 trapianti in 24 ore al S.Orsola

“ANSA” – BOLOGNA, 3 OTT.  - Per il professor Antonio Pinna, direttore dell’unita’ operativa Trapianti di fegato e multiorgano del Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna, non c’e’ differenza tra le sette vite salvate da lui e dagli altri medici che in 24 ore, dalle tre del mattino di ieri alla stessa ora di oggi, hanno eseguito sette trapianti in contemporanea. Read more »

Roma, cuore artificiale permanente su 15enne

Si tratta del primo intervento del genere al mondo

“ANSA” – ROMA, 2 OTT. - Sono racchiuse in un piccolo pezzo di titanio di 4 centimetri e del peso di 4 etti le speranze di vita di un ragazzo di 15 anni, protagonista del primo trapianto al mondo di un cuore artificiale permanente. Read more »