Raduno dei trapiantati. I timori di Viganò: dimezzati i donatori

Pomicino: il cuore della prima Repubblica batte ancora

(Corriere della sera) - Pavia, 21 nov. - In Italia c’è stato un crollo del 50% in un anno nelle donazioni di organi, con particolare riferimento a cuore e polmoni, quelli indispensabili per i trapianti più delicati. Il professor Mario Viganò, primario cardiochirurgo all’ospedale di Pavia ieri aveva mille motivi per essere soddisfatto: sono passati esattamente 25 anni da quando il luminare eseguì il suo primo trapianto di cuore e per celebrare l’avvenimento Viganò ha organizzato una singolare giornata di studi dove specialisti del settore hanno discusso delle prospettive di questa disciplina alternandosi a ex pazienti che hanno raccontato la loro vita con un cuore nuovo. Ma in chiusura di convegno il primario pavese con un breve intervento ha dato sfogo anche alla sua profonda preoccupazione: lo slancio dei donatori di organi in Italia è in netta flessione e nell’ultimo anno, stando al celebre cardiochirurgo ha avuto addirittura una caduta drammatica.

Mario Viganò ha alle spalle una storia professionale esemplare: il 19 novembre del 1985 impiantò su Gian Mario Taricco, un paziente piemontese allora ventenne, un cuore nuovo; la legge che consentiva questo genere di interventi era entrata in vigore da pochi giorni e quello del policlinico San Matteo di Pavia fu il secondo trapianto di cuore in Italia, preceduto di pochi giorni da una analoga operazione portata a termine a Padova. Da allora Viganò ha eseguito oltre 1.400 interventi di quel genere, grazie anche della generosità di chi acconsente l’espianto.

«Ma oggi devo lanciare un grido di allarme – ha detto Viganò parlando nell’aula magna del collegio universitario Ghislieri – perché assisto a un progressivo sfaldamento nella donazione di organi che nel 2010 ha registrato un calo del 50%». Il cardiochirurgo ha anche chiarito quelle che a suo giudizio sono le ragioni del vistoso passo indietro: «Il centro italiano trapianti dovrebbe avere come scopo quello di incrementare la cultura della donazione ma da tempo sta trascurando tale compito per dedicarsi di più ai problemi dei riceventi. A questo occorre aggiungere che l’esercito dei donatori ha un’età media sempre più elevata e questo impedisce di utilizzare molti organi; in molti casi, poi, i donatori ci sono ma viene meno il consenso dei familiari all’espianto. Una legge varata nel ’99 consentiva di superare questo ostacolo, ma il regolamento che la deve attuare non è ancora arrivato».

Ad ascoltare le parole di Viganò c’era l’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia, al quale è stato affidato l’appello «perché giunga ad orecchie sensibili» e c’erano tanti ex pazienti che hanno potuto raccontare la loro nuova vita. Le loro storie sono state introdotte dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che ha definito l’istituzione sanitaria pavese «un’eccellenza italiana di cui dobbiamo essere fieri». Tra i volti ai quali Viganò ha restituito la speranza il più noto è quello dell’ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino il quale non ha rinunciato allo humour politico: «C’è chi ringiovanisce sottoponendosi a lifting e trapianti di capelli, io mi sono fatto un cuore nuovo. In una sala del reparto di chirurgia oggi c’è la foto di un intervento chirurgico e si vedono i medici all’opera su un torace aperto dal bisturi. Quel torace è il mio e io sotto ci ho aggiunto una dedica: “Il cuore della prima repubblica batte ancora forte”».

Ricevere un cuore nuovo, appartenuto a un’altra persona, a un’altra vita, ha qualcosa di metafisico. Nessuno meglio di un sacerdote può cogliere tale passaggio; don Pietro Maggi, parroco di Grazzano Visconti (Piacenza) ieri l’ha descritto così: «Porto sempre nel mio breviario un foglietto con una frase dell’Antico Testamento in cui il profeta dice agli esiliati di Babilonia “Vi toglierò un cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. È esattamente quel che ho provato dopo l’operazione».

Claudio Del Frate

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