A Torino rene autotrapiantato dopo “riparazione”

(ANSA) – Torino, 4 lug. – Per la prima volta in Italia una paziente con un rene danneggiato da una rara patologia vascolare ha potuto godere di un intervento particolare che le ha consentito l’espianto del rene, la sua riparazione ”da banco” e il reimpianto. Tutto per via laparoscopica, ovvero con una tecnica molto meno invasiva di quella tradizionale e che le ha causato solo una piccola cicatrice di meno di 10 centimetri all’altezza dell’inguine piuttosto che un lungo taglio lungo tutto il ventre.
L’intervento è stato realizzato circa due mesi fa (ma se ne è avuta notizia solo ora) all’ospedale Molinette di Torino, protagonista una signora di 72 anni, di Pinerolo (Torino), che dopo una settimana di degenza ospedaliera è tornata a casa in perfette condizioni. Un intervento di 5 ore complessive, perfettamente riuscito.
”Ho già ripreso ad andare in bicicletta – ha detto la signora Imelda – la convalescenza non è stata molto lunga. Sono stati duri solo i primi tre o quattro giorni quando la cicatrice tirava, ma non ho mai avuto un vero calo di forze. E pensare che non volevo fare l’intervento, perché io sono sempre stata bene. Ma il medico, che ha diagnosticato la patologia per caso, controllando una TAC che avevo fatto allo stomaco, mi ha convinto quando ha detto che l’aneurisma era accentuato e che poteva scoppiare e causare una brutta emorragia in interna”.  A operare è stata un’equipe d’eccellenza coordinata dal professor Paolo Gontero, del reparto di Urologia universitaria 1 che ha lavorato in tandem con i medici della Chirurgia Vascolare universitaria, diretta dal professor Pietro Rispoli.
”Il rene sinistro della signora – ha spiegato Gontero – soffriva di una patologia dei vasi consistente in un voluminoso aneurisma di uno dei rami profondi dell’arteria renale.
Un’ipotesi medica era la sua asportazione in quanto la paziente avrebbe potuto vivere con un rene solo, però con tutte le problematiche del caso, in primis il rischio di una seria insufficienza renale. Si è optato invece – ha aggiunto l’urologo – per l’espianto-reimpianto, con relativa cura chirurgica dell’organo da banco, un tipo di intervento che in realtà si pratica da anni. Ma mai in Italia era stato fatto in laparascopia ovvero inserendo delle cannule in tre piccoli fori per spostare e poi far uscire da un piccolo taglio il rene. Per poi reimpiantarlo dallo stesso piccolo taglio semi-inguinale”.

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