Salvata a 18 mesi grazie al fegato della madre

OPERAZIONE AL BAMBIN GESU’ E’ DURATA 10 ORE

A 24 anni dona porzione di organo alla figlia

(JulieNews.it) – ROMA, 18 ott. 2011 - Salva grazie alla donazione e al trapianto di una parte del fegato di sua madre. Così una bimba romana di 18 mesi ha potuto superare una grave malattia che l’avrebbe portata a morte. L’intervento, è stato effettuato due settimane fa all’ospedale Bambin Gesù di Roma e ha visto l’equipe del professor Jean de Ville impegnata per 10 ore. La giovane mamma, 24 anni, ha offerto una porzione del suo fegato alla figlia affetta da cirrosi biliare, una malattia terminale la cui unica soluzione terapeutica la sostituzione dell’organo. Sia la mamma sia la piccola hanno superato senza problemi le rispettive operazioni e stanno bene e si spera che quanto prima la piccola possa riprendere a condurre una vita normale. Uno dei principali vantaggi del trapianto da vivente per la bambina, spiegano i medici, è stato di non aver dovuto aspettare in lista d’attesa per ricevere l’organo diversi mesi, considerando che la sua condizione peggiorava giorno dopo giorno. Quanto alla possibilità di effettuare questa procedura recenti studi hanno confermato sia la sicurezza della donazione da vivente, dall’altro la superiorità del trapianto da vivente, in termini di qualità funzionale e di sopravvivenza dell’organo a lungo termine, rispetto a quello da donatore non vivente. Anche la qualità e l’aspettativa di vita del donatore rimangono del tutto analoghe a quelle del resto della popolazione Plauso per l’intervento è giunto dal direttore del centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa. «Aumentare i trapianti da vivente – ha detto – è uno degli obiettivi della rete trapiantologica in linea con gli sforzi della Rete nazionale trapianti. Riunire due eccellenze, quella del trapianto da vivente e quella del trapianto pediatrico, conferma la qualità del Bambino Gesù». Nanni Costa ha sottolineato che l’intervento di espianto di parte del fegato «è altrettanto impegnativo del trapianto. È un intervento che richiede grande cautela, di pari difficoltà del trapianto, e va eseguito su un soggetto sano». I trapianti da vivente sono ancora una minoranza in Italia: se ne contano ogni anno 180 di rene e 25-30 di fegato, di cui «solo una quota ridotta, della misura di alcune unità, sono pediatrici. Il nostro obiettivo, appunto, è aumentarli». «C’è una proposta di legge – ha concluso Nanni Costa – per rendere possibili, si tratterebbe comunque di poche unità, quelli di polmone, intestino e pancreas».

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