Trapianti: con staminali meno terapie anti-rigetto

Chirurgo, lo dimostra caso di Monza sulle mani

(ANSA) – MONZA, 4 OTT 2011 - La vera rivoluzione nel campo dei trapianti potrebbero segnarla le cellule staminali. L’uso di quelle mesenchimali, ricavate dallo stesso paziente, contribuisce infatti a diminuire il ricorso alla terapia anti-rigetto. Proprio come e’ successo a Carla Mari, la donna di 53 anni cui un anno fa sono state trapiantate entrambe le mani all’ospedale S.Gerardo di Monza. A spiegare gli effetti delle staminali, usate per la prima volta al mondo in un trapianto di mani, e’ stato Massimo Del Bene, il chirurgo che ha operato la donna.
”Carla non ha mai avuto una crisi di rigetto acuto, ora possiamo essere piu’ tranquilli – racconta – Da febbraio scorso ha smesso di prendere i farmaci corticosteroidi. Di fatto ora sta prendendo due medicinali immunosoppressori, e non tre come negli altri casi di trapianto di mani fatti all’estero, e siamo arrivati ad un livello inferiore alla soglia terapeutica”. Per l’intervento sono stati impiegati due lotti di cellule staminali mesenchimali ricavate dalla paziente, e ne rimane ancora un altro. ”Aspettiamo a usarlo perche’ ci mancano i marcatori clinici – continua Del Bene – Stiamo lavorando con il Policlinico di Milano per trovarli in modo da seguire il percorso delle staminali una volta trapiantate. Saperlo aprirebbe moltissime strade, perche’ abbassando le terapie anti-rigetto potremmo allargare la platea dei pazienti e degli organi da trapiantare, incluse anche dita o una sola falange”.

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